luoghi comuni

« I luoghi comuni sono letteralmente quei luoghi dove un pensiero del mondo incontra un pensiero del mondo. Vale a dire, i luoghi dove un pensiero del mondo conferma un pensiero del mondo».

 

In effetti, questa del caraibico Édouard Glissan, poeta, romanziere e teorico della letteratura, è una frase un po’ criptica. Ma è anche vero che Glissant definisce la sua poetica “opaca”, quindi non definita, sfumata, in contrasto con il “definito” della cultura occidentale. Cultura occidentale che ha, da sempre, definito l’essere umano unicamente come colui che appartiene al gruppo di potere, escludendo, dalla definizione di umano, tutti coloro non identici a questo gruppo: il barbaro, lo schiavo, il bambino, la donna in quanto, ringraziando Aristotele, “anomalia della specie”. I luoghi comuni sono quelle zone non colonizzate della mente che possiamo riconoscere “sentendo” l’invisibile nelle parole, nel volto, nello sguardo, nel movimento del corpo dell’altro da sé. Riconoscere nel diverso sconosciuto l’eguale a sé. Riconoscerlo per ciò che il buon senso comune ci indica tutti i giorni: questo mi fa star male; questo mi fa star bene. Riconoscerlo per le sensazioni e per i sogni che suscita. Riconoscere e rifiutare anche chi, pur essendo identico a noi, pur essendo nostro fratello di sangue, ha perduto il patrimonio umano dei nati da donna.

Tornando un po’ con i piedi per terra, solo un po’, possiamo pensare all’immagine che queste due parole unite, “luoghi comuni” , evocano. La prima immagine potrebbe essere quella di una piazza, appunto, luogo simbolico dell’incontro e della dialettica tra umani; ma anche, visto l’era tecnologica, un blog dove pensieri, idee, immagini, aspirazioni, “immagini inconsce non oniriche” riferite, nel nostro caso, a luoghi di possibile incontro, cerchino negli altri una conferma e anche una possibile realizzazione concreta.

In questo momento si sta creando un altro di questi utopici luoghi comuni, utopico nel senso di “buon luogo” non di “non luogo”: una tavola rotonda che possa servire a dare un minimo di certezza pratica a questo progetto per ora presente solo come immagine indefinita diversa in ognuno dei partecipanti. Certamente oggi è solo un’immagine che contiene anche un’idea di lotta, ma tant’è …come ha scritto Glissan:

 

« Io non credo che la lotta e il sogno siano contradditori».

 

Giancarlo Zanon

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