RESOCONTO:
Luoghi comuni .immaginati L’altra sera alla libreria Amore e Psiche c’è stato un incontro – disponibile in differita su internet: www.mawivideo.it – intitolato La città disumanizzata con la partecipazione di alcuni urbanisti tra cui Italo Insolera. L’incontro, forse un po’ troppo lungo, si è vivacizzato nel dibattito finale che ha chiuso l’evento. Mi sono preso un po’ di appunti, ci ho dormito sopra, certamente avrò anche sognato. Certamente, poi, mi sono riaffiorate nella mente le immagini di giovedì sera quando abbiamo fatto un sopraluogo nella piazza e nella zona intorno alla stazione di via Quattro Venti. Non so perché il ricordo di quel sopraluogo, apparentemente normale, si trattava di rendersi conto da vicino delle possibilità di utilizzo di quella zona, quel ricordo, dicevo, si è trasformato inaspettatamente in qualcosa che, forse, potremmo definire memoria onirica o, in ogni caso, immagini che non hanno certamente la definizione del ricordo cosciente che serve agli esseri umani per le cose di tutti i giorni e agli animali per la sopravvivenza. Ecco è rimasto come il ricordo di un film visto nel dormiveglia. vi è mai capitato? E mi sembra di aver detto a qualcuno del gruppo che il luogo, meglio il muoversi in quel luogo, in quel modo, mi ricordava due film di Tarkovskij: Solaris e soprattutto Stalker dove una guida "sciamanica" accompagnava alcune persone alla "stanza dei desideri",attraversando una zona desolata ma affascinante come le vecchie fabbriche abbandonate.
Ricordo, ne ho memoria, che qualcuno mi ha portato all’interno, nel sottosuolodella stazione. Lì, la desolazione non lasciava spazio alla fantasia che ricreala realtà: nei sotterranei c’era un impossibile connubio di un nuovo appena costruito e un fatiscente che divora l’opera dell’uomo. Mi è stato detto che c’è una falda acquifera che sta allagando gli ambienti profondi della stazione. E mi è stato detto che i politici stanno facendo i finti tonti facendo confusione su "di chi è che cosa". Chi deve curare questi spazi, interni edesterni? Chi deve incanalare la falda acquifera? Chi deve dare uno spazio dalvolto umano a questa zona che, devo dire, credetemi, fateci un giro, offre delle splendide opportunità per la gente del quartiere. Non vorremmo, noi che ci stiamo innamorando di questa idea dei "luoghi comuni" divenire novelle Cassandre e vaticinare un desolante parcheggio che ricoprirà il suolo, gli alberi e i polmoni che appartengono agli abitanti di questa zona. Ora, individuare un problema, significa non solo analizzarlo, ma contrapporvisi, rifiutarlo, e pensare a come fare per risolverlo. E quindi si deve immaginare e poi inventare questo ed altri "luoghi comuni" e poi far sì che queste immagini divengano prassi, fare. Questa zona deve ritrovare il rapporto con il tempo, deve venire "contamina" dalla gente che crea, con il movimento dei corpi una forma umanizzata perché non immobile, in divenire. Solo la presenza delle persone rende una piazza "piazza"; Una piazza vuota è solo un luogo di attraversamento, un ponte tra duevie dove ci si intravede frettolosamente per pochi, inutili, attimi. Ma per far ciò si deve creare e spazi e strutture atti a far stare bene insieme le persone del quartiere. Forse dovremmo cominciare a pensare di espropriare i "luoghi comuni" dalla logica di mercato talmente onnipresente, psicotica ed astratta da creare situazioni orribili come quelle del Santa Rita di Milano. Forse dovremmo cominciare ad immaginare la realtà liberandola dalla reificazione: un albero non è una cosa fatta di legno e foglie, è quella strana divinità che, con la sua ombra, dà sollievo agli umani affaticati dal sole e sotto il quale ci si può baciare, anche se, nella logica di mercato, un bacio non ha alcun senso perché non si guadagna niente.
La nostra storia ce la dobbiamo inventare da soli, perché altrimenti la storia ce la fanno gli altri con la "logica di mercato" così tanto logica e così poco umana.
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